Autoscuola Guidare, formare e preparare i giovani oltre la patente
di Francesco Lenoci
Si è svolta martedì 2 maggio, presso l’Autoscuola Guidare di Acquaviva delle Fonti, l’inaugurazione della postazione permanente di defibrillatore. L’occasione è stata utile anche per introdurre, ai tanti ragazzi presenti, le nozioni base di primo soccorso, la cosiddetta catena di sopravvivenza, grazie anche alla partecipazione del Centro di Formazione “Progetto Rianimazione”, rappresentato da infermiere di rianimazione e operatore del 118, e alla collaborazione con UNASCA (Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica).
L’Autoscuola Guidare è una delle poche nel Sud Italia, se non l’unica, ad essersi dotata autonomamente di un defibrillatore, messo comunque al servizio dell’intera collettività.
“Guidare per la vita ed essere pronti a fare la scelta giusta”. Sono state queste le prime parole di Domenico Maselli, conosciuto da tutti come Mimmo Guidare, titolare dell’autoscuola. Un indirizzo chiaro, voluto, che ha dato un senso all’intero evento e che caratterizza la sua figura di formatore per i più giovani.
“La Scuola Guida – dice Mimmo – deve apportare un valore aggiunto ai ragazzi. Deve aggiungere un percorso formativo e non banalmente il semplice ottenimento della patente di guida. Deve formare in un’ottica di cultura della sicurezza e della responsabilità. Un bagaglio di esperienze e conoscenze da poter utilizzare all’occorrenza”.
A fine evento, ci siamo fermati con lui.
La tua autoscuola non prepara semplicemente i ragazzi all’utilizzo di un automobile e al rispetto del codice della strada. Assume sempre più l’impronta di una scuola di senso civico.
“Esattamente. Non a casa ho voluto chiamare la mia autoscuola “Guidare”. Guidare chiaramente riferito al saper utilizzare qualsiasi auto e moto veicolo, ma anche perchè guidare è una metafora della vita. Essendo un Professional Coach, con specializzazione nello sport, ho associato l’attività del guidare ad una vera e propria attività sportiva. L’allievo sportivo, che non sarebbe altro che lo studente, deve migliorare le sue prestazioni e io sono al suo servizio. Sono tre le domande potenti che faccio ai ragazzi: dove, come e chi. Dove devi andare, come lo devi fare e con chi c’è lungo il percorso che potrà creare difficoltà. Da lì, porto avanti con loro un percorso che si snoda tra la strada e la vita di tutti i giorni.”
Sei un po’ un professore per i ragazzi, ma non sei colpito da quei “pregiudizi” che si hanno nell’ambiente scolastico nei loro confronti. Come riesci a creare questo rapporto con i ragazzi?
“Ho fatto un corso di tecniche di comunicazione che mi ha cambiato e mi ha permesso di svincolarmi dalla prassi. Ascolto i bisogni dei ragazzi piuttosto che dar importanza a quello di cui io ho bisogno. Mi focalizzo sulla classe e non sull’argomento da trattare. I ragazzi, così, sono più partecipi e sono loro a far lezione, sono loro a chiedermi ciò che devo dire. Quello che oggi sto cercando di fare è evitare di fare lezione andandola a finalizzare semplicemente ad una risposta corretta nei quiz. Oggi è possibile studiare per l’esame della patente anche in autonomia, con il proprio smartphone. Io, perciò, devo fare la differenza in autoscuola e l’obiettivo è proprio quello. Far educazione stradale e forgiare il senso civico dei ragazzi.”
Ormai svolgi il tuo lavoro da più di 20 anni. Come sono cambiati i ragazzi in questo periodo?
“La prima differenza è sotto l’aspetto pratico. I giovani di oggi, in particolare i ragazzi, hanno perso la manualità e quindi viene più difficile insegnare loro l’arte della guida. Le ragazze, invece, si mostrano più attente, pronte a cogliere ogni insegnamento. Il vecchio stereotipo donna-auto è ormai cosa superata, semmai fosse realmente esistito!”
Chiudiamo con una foto che farà di certo capire qual è stata e come è stata la risposta dei ragazzi presenti all’evento.